Atti di notai della valle beneventana: i notai dell'archivio, Scannaggio a M. Miletto, Viri a S. Angelo a Scala, Laverde di Piet

Riferimento: 9788872971826

Editore: ABE
Autore: Barbato A.
Collana: Il baule
Pagine: 120 p., Libro
EAN: 9788872971826
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Descrizione

Sono ricerche su San Giorgio del Sannio e Montefusco con i luoghi medievali di S.Angelo, Civitate S.Pietro a Sala e dell'abbazia beneventana di Venticano, che si dice Denticano quando insieme a Campanariello non erano che luoghi di pertinenza di Montefusco, il cui territorio comunale aveva termine a Calore compreso, luogo sull'attuale fiume Calore, all'epoca detto Calore Vallone. Montefusco aveva quindi inizio a Torrioni e termine a Castel del Lago, col palazzo di Federico II sul confine di Apice, fino al tratto dell'appiana Strada Regia per Casalbore, lungo il fiume Calore, cioè a Ponte Appiano, dove l'antica Via romana riprendeva il cammino per collegare Paduli a Lucera ancora nel 1500. C'è da dire che i primi atti notarili conservati all'Archivio di stato di Avellino, provengono da rogiti di notai ignoti che appaiono di stanza a Sanseverino e a Montefusco. Il notaio è Ambrogium de Vivo di Santo Severino. Nell'anno 1506, è per esempio col giudice Pastorano fuori le mura di Sanctj Severini, busta, l'anno dopo apud fora casali Pandula sempre a Sanseverino.1 A Natale del 1510 è poi lo stesso notaio a far notare un cambiamento. Nel fascio attesta il nuovo rogito scritto sub anno a nativitatis dominj 1510 (l'anno comincia il 25 dicembre), regnante ....catolici... Ferdinando de Aragonia dei grazia rege haragonum et utriusque Sicilia, citra et ultra farum. Regno vero ej hujus regni sicilia citra farum anno octavo feliciter amen. Dominici quoque in dicta terra Sancti Severini. In questi anni il Geronimo de Vivo, scrive apud Terra Prata, Terra Prato alias Prata.... Poi Terre Serini e poi Santi Severini. Altro fascicolo stessa busta 5846, anno 1516, leggibilissimo, è apud forum Serini. Nos Ambrosino de Vivo di santo severino judex ad contractus et litteram Jeronimus di Vivo de eadem Terra Sancti Severini publicis in regno sicilie.2 Nel secondo faldone della busta 5845 è sempre il notaio Ambrogio de Vivo che scrive. Mentre nel fascio racchiuso nella Busta 5847, riferito all'anno 1530, sarà il figlio notaio Geronimo de Vivo de Santo Severino, quando ormai siamo sotto il Regno di Carlo V da 15 anni, cioè a far data dal 1515. In realtà questi notai De Vivo sembrano circoscritti a Serino, ma a far data dal 1538 non mancano certo i documenti su Montefusco dove scrive un notaio anonimo 'itinerante' in quanto i suoi atti vengono redatti anche a Sanseverino. Ciò che penso è sempre frutto di un ragionamento a posteriori, mentre a me è sempre piaciuto l'esito delle carte. Perciò, stando agli atti notarili, nel 1538, alla 12esima indizione vescovile, ai tempi di Carlo V e della madre Giovanna La Pazza, cominciamo col dire che se Denticano e Calore erano frazioni di Montefusco, lo era anche Pietradefusi, perché risulta come luogo abitato del tenimento di Montefusco, cioè un Casale.3 Varrebbe la pena fare un distinguo fra Montefusco città e Montefusco Terra propriamente detta, cioè fra la Montagna della Civitate dei Casali (che è una cosa) e il feudo di Montefusco (che è altra cosa).