Voci parallele

Riferimento: 9788896537343

Editore: Bongiovanni
Autore: Lauri Volpi Giacomo
Pagine: 220 p., Prodotto in più parti di diverso formato
EAN: 9788896537343
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Descrizione

Voci Parallele di Giacomo Lauri-Volpi (1892-1979) ha affascinato appassionati di opera, studenti e maestri di canto sin dalla prima pubblicazione nel 1955 (Garzanti, Milano). Il titolo e il concetto di voci parallele sono stati ispirati da Vite parallele di Plutarco, in cui lo storico greco tratteggiava profili di personaggi greci e romani uniti da un simile destino e significato storico. Il corpo principale del volume è costituito da oltre duecento paralleli di cantanti, da Giuditta Pasta a Jaime Aragall e, quindi, copre circa due secoli di canto operistico. I criteri di selezione di Lauri-Volpi per mettere in parallelo due cantanti variano dalle somiglianze nel timbro, nella tecnica, nello stile, ai tratti caratteriali condivisi, all'intensità dell'espressione, agli errori di tecnica, agli sviluppi di carriera simili, al repertorio, alle scelte - ma anche alla parentela, alle origini e alla somiglianza fisica. La scelta dei cantanti si concentra ovviamente sulle voci di cui l'autore aveva un resoconto di prima mano. Generalmente predilige i latini e si concentra sui cantanti italiani. I cantanti wagneriani presenti sono solo quelli che hanno cantato anche il repertorio italiano (Rethberg, Melchior, Nilsson). Flagstad, Lehmann e Björling compaiono solo in note a piè di pagina. Una scelta che potrebbe non essere rappresentativa, ma che è certamente di grande interesse storico. Per tanti appassionati di canto di tutto il mondo, Giacomo Lauri-Volpi è stato l'ultimo depositario della scuola vocale romantica dell'800. Studiò all'Accademia di Santa Cecilia sotto la guida di Antonio Cotogni, fu poi chiamato a combattere nella Prima Guerra mondiale con il grado di ufficia- le. Debuttò nel 1919 ne I Puritani a Viterbo. La sua carriera si svolse nei più grandi teatri del mondo, dalla Scala al Covent Garden di Londra, dal Metropolitan al Colón di Buenos Aires. A tutti gli effetti, può essere considerato un tenore da leggenda. Leggendario era infatti il suo modo di porsi rispetto agli altri cantanti degli anni '20 e '30, per il fatto di apparire come l'ultimo superstite di un'epoca lontana, mitica e aristocratica, capace di dominare parti che nessun altro era in grado di cantare, in opere come Gli Ugonotti, Guglielmo Tell, I Puritani. Negli ultimi anni di carriera la sua fama sembrò destinata a brillare ancora maggiormente in quanto il timbro aveva mantenuto la sua lucentezza e gli acuti la loro formidabile lama d'argento: la leggenda anziché affievolirsi prendeva ancor più corpo. La voce che Puccini aveva ritenuto ideale per la parte del Principe ignoto e che Toscanini aveva voluto come Manrico per portare all'estero il suo Trovatore scaligero, non smise di emozionare il pubblico, anche una volta ritiratasi dalle scene: fino alle ultime trionfali apparizioni del 1972 al Liceu di Barcellona e del 1977 al Teatro Real di Madrid dove la Voce Solitaria ha ricevuto l'apoteosico omaggio della Spagna musicale e ha dimostrato di non temere la vicinanza delle voci più quotate del momento, eseguendo in tono la canzone del Rigoletto con la cadenza che ascende fino al do diesis sopracuto.