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La vita, la morte, la sofferenza, l'amore. E poi, ancora, tristezza e gioia, dolore e speranza. L'esistenza umana sembra manifestare il segreto della propria natura più intima in una ritmata oscillazione ondulatoria.Tra l'alto e il basso, che anziché contrapporsi, giunti al loro apice si specchiano l'uno nell'altro. C'è un equilibrio costantemente instabile, ma perfettamente funzionale allo scopo. Il che non esclude errori e lacrime lungo il cammino. Di tutto questo ci raccontano le vicende intrecciate di Eleonora ed Elisabeth, entrambe unite dalla malattia, separate dalla morte, legate per sempre nella narrazione di Giulia Fera. Il tempo e l'eterno: questa la duplice dimensione del divenire che è uno degli ulteriori snodi di pensiero che emergono dalla trama. C'è un tempo che consuma, segnato dallo scorrere incontrollato dei giorni segnati dalla morte. E c'è l'eterno, nel quale tutta la casualità della vita si veste di senso (La malattia mi ha forzata a cambiare rotta afferma Elisabeth). Tra prosa, poesia e filosofia, con la consueta sensibilità cara al suo stile, l'autrice racconta uno dei più grandi drammi identificativi della nostra epoca: il cancro.

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